Ci sono materiali che non si vedono a occhio nudo, ma che possono trasformare completamente i dispositivi che usiamo ogni giorno. Uno di questi è il disolfuro di molibdeno (MoS₂), un cristallo bidimensionale dello spessore di un solo atomo. Sebbene fosse già noto che questo materiale avesse proprietà elettroniche promettenti, la sua integrazione in circuiti reali su larga scala rimaneva una sfida tecnica difficile da superare. Fino ad ora. Un gruppo di ricercatori sudcoreani ha compiuto un passo avanti che potrebbe segnare una svolta nella produzione di chip: ha sviluppato una strategia che consente di coltivare strati di MoS₂ senza errori o imperfezioni su superfici delle dimensioni di un wafer di silicio. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Electronics e i risultati non solo si distinguono per la loro qualità tecnica, ma anche perché aprono la strada a un’elettronica quantistica più stabile, più piccola e più efficiente.
Cosa c’è di speciale nel disolfuro di molibdeno

Il MoS₂ appartiene a una famiglia di materiali noti come dicloruri di metalli di transizione, che nella loro forma più sottile possono essere ridotti a un singolo strato atomico. Questi strati hanno proprietà elettroniche uniche, tra cui la capacità di condurre elettricità in modo controllato, essenziale nella produzione di transistor.
Inoltre, a differenza del grafene, il MoS₂ ha una struttura a banda con un “gap” (una separazione energetica tra i livelli occupati e quelli vuoti), che gli permette di funzionare come un vero e proprio semiconduttore. Ciò significa che può essere acceso o spento come un interruttore, una qualità fondamentale per i circuiti logici che costituiscono la base di tutti i dispositivi elettronici.
Il problema fino ad ora era la difficoltà di creare strati di questo materiale che fossero completamente uniformi e privi di difetti su larga scala, come quelli richiesti per la produzione di chip completi. La soluzione proposta dal team sudcoreano si basa su un miglioramento preciso di una tecnica già nota: la crescita epitassiale.
Una crescita atomica molto più controllata
Lo studio presenta una tecnica basata sulla cosiddetta epitassia di van der Waals su substrati vicinali, una modalità in cui gli atomi si depositano su una superficie di zaffiro leggermente inclinata. Questo tipo di superfici presenta gradini atomici naturali, che fungono da guide per la crescita ordinata del cristallo.
Grazie a questo approccio, i ricercatori sono stati in grado di controllare la fusione dei piccoli grani cristallini di MoS₂ durante la crescita. Ciò è stato fondamentale per evitare la comparsa di difetti nei punti di unione tra i grani, che spesso fungono da punti di dispersione per gli elettroni e compromettono la coerenza quantistica del materiale.
Come riportato nell’articolo stesso, “riportiamo una crescita epitassiale di monostrati di MoS₂ su scala di wafer, in cui i difetti sono ridotti al minimo grazie al controllo cinetico della coalescenza su substrati di zaffiro vicinale”.
Questa affermazione riassume un processo meticoloso che include regolazioni della temperatura, della pressione e della velocità di crescita, per garantire che ogni atomo sia posizionato nel posto giusto.
Il risultato: canali senza errori e trasporto quantistico coerente

L’obiettivo finale di questi miglioramenti non è solo strutturale, ma anche funzionale. Gli autori dello studio hanno valutato la qualità elettronica degli strati di MoS₂ prodotti con questa tecnica e hanno osservato fenomeni tipici del trasporto quantistico. Ad esempio, hanno rilevato effetti Hall quantistici e un fenomeno chiamato localizzazione debole, entrambi segni che gli elettroni si muovono senza interruzioni e mantengono la loro fase quantistica.
Secondo l’articolo, “i canali risultanti mostrano un trasporto coerente, che si manifesta come localizzazione debole e l’inizio di effetti Hall quantistici a bassa temperatura, nonché una mobilità Hall di 1.200 cm² V⁻¹ s⁻¹”.
Queste cifre non sono impressionanti solo di per sé, ma anche perché sono state ottenute su un materiale a singolo strato atomico, esteso su larga scala. Ciò indica che non si tratta di un esperimento puntuale su un campione microscopico, ma di una tecnologia che può essere applicata nei processi industriali.
Applicazioni reali: transistor ad alte prestazioni
Uno dei passi più importanti dello studio è stato dimostrare che questi strati di MoS₂ potevano essere utilizzati per fabbricare transistor ad effetto di campo (FET), il componente base di qualsiasi circuito elettronico. I ricercatori hanno creato una matrice di 64 transistor utilizzando il loro materiale e i risultati sono stati molto incoraggianti.
I dispositivi hanno mostrato una mobilità media di circa 100 cm² V⁻¹ s⁻¹ a temperatura ambiente e una pendenza sub-soglia minima (subthreshold swing) di circa 65 mV dec⁻¹, una misura che indica quanta energia è necessaria per attivare il transistor. Più basso è questo valore, più efficiente è il dispositivo.
Queste prestazioni superano quelle di molte altre tecniche precedenti di crescita del MoS₂ e si avvicinano ai limiti teorici di efficienza per questo tipo di materiali. Ciò conferma che il controllo preciso dei difetti non è solo un risultato accademico, ma un miglioramento pratico che può avere un impatto sulla progettazione di nuovi chip.
Un passo avanti fondamentale per l’elettronica del futuro
Al di là dei dati concreti, ciò che rende speciale questo progresso è la sua scalabilità e applicabilità. Ottenere cristalli senza difetti su scala wafer implica che questa tecnologia potrebbe essere integrata nei processi industriali attuali, senza la necessità di riprogettare da zero le fabbriche di semiconduttori.
Il fatto che il materiale consenta un trasporto quantistico coerente e funzioni bene a temperature basse e alte lo rende un candidato ideale per lo sviluppo di elettronica quantistica, sensori ultrasensibili, calcolo a bassa potenza e nuovi tipi di memoria.
Inoltre, i ricercatori sottolineano che il processo può essere adattato ad altri materiali bidimensionali, aprendo ulteriori possibilità. Lo studio, in definitiva, non è solo una dimostrazione tecnica, ma un passo realistico verso una nuova generazione di dispositivi più piccoli, efficienti e quantistici.
